ISOLA del GIGLIO

—- Il Nostro Territorio —-
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L’isola del Giglio è una piccola e splendida isola dell’arcipelago toscano, grande 24,01 km2, il punto più alto misura 496 metri dallo splendido mare che ovviamente circonda l’isola, geograficamente si trova a 42°21′18″N 10°54′18″E, ha una popolazione di poco più di mille abitanti nel periodo estivo. L’isola doveva avere un fascino anche per i nostri antenati; infatti, sono stati trovati vari reparti risalenti all’età del ferro, in seguito fu una base navale etrusca e poi romana, ne parla anche Giulio Cesare nel De Bello Civili, e nella caletta di fronte al nostro diving c’era un allevamento di murene i cui resti in pietra sono ancora ben visibili. Nel Medioevo l’isola passò sotto il dominio della famiglia Aldobrandeschi e successivamente al comune di Perugia. Nel 1241 al largo dell’isola la flotta pisana sconfisse quella genovese. Il Giglio entrò nei domini di Pisa dal 1264 al 1406 e successivamente passò alla famiglia Medici di Firenze.
Visitando l’isola non può mancare una visita a Giglio Castello, e ovviamente una sera a cena in uno dei suoi ristoranti, gli altri due centri abitati sono Giglio Porto, dove si arriva con il traghetto e Campese, che ha anche la spiaggia più grande dell’isola. Nel 1544 il pirata turco Khavar al-Din Barbarossa saccheggiò l’isola, uccise chiunque si opponeva e deportò come schiavi più di settecento abitanti gigliesi. In seguito a questa sanguinosa aggressione, il governo dei Medici ripopolò l’isola con persone provenienti dalle terre senesi. Le incursioni turche continuarono fino al 1799, ma i gigliesi nel frattempo avevano costruito delle torri d’avvistamento, oggi quella di Giglio Porto ospita mostre itineranti, l’altra ancora in piedi è stata trasformata in una abitazione privata e si trova a Campese, mentre nel borgo cintato, oggi chiamato Giglio Castello, si rifugiavano e riuscivano a tener testa agli invasori.
All’entrata della baia, si trova da una parte la punta del faraglione e dall’altra il Faro del Fenaio, che è stato trasformato in suggestivo albergo a picco sul mare. Le altre tre spiagge sono: le Caldane, Le Cannelle e L’Arenella tutte nella costa Est. Ma per godersi veramente il mare è consigliabile munirsi di un qualsiasi tipo d’imbarcazione e girare le mille calette. Giglio Porto offre una varietà di piacevoli ristoranti con terrazze sul mare antistante il porto, diversi alberghi, B&B e appartamenti in affitto. Per gli amanti del trekking ci sono diversi sentieri immersi nel verde del Parco, uno da non perdere è quello che porta al Faro di Capel Rosso, che è stato la location del film La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Ci sarebbe ancora tanto da dire, come le sagre ed il Palio Marinaro che si tiene il 10 agosto per la festa di San Lorenzo, ma lo scoprirete da soli visitando l’isola sia a piedi che in bici o motorini, mentre i primi ve li dovete portare gli altri due li trovate a noleggio.

testo e foto © Guido Alberto Rossi

—- I Suoi Fondali —-
L’Isola del Giglio, come tutte le isole tirreniche, ospita al di sotto della superficie del mare gran parte della diversità, della ricchezza e dello splendore tipici del Mar Mediterraneo: basti pensare che i principali ecosistemi caratteristici del bacino sono qui distribuiti su ampie superfici di fondale e in buono stato di conservazione. Si tratta di ecosistemi caratterizzati da un’elevata biodiversità ma molto sensibili ai disturbi derivanti dalle attività dell’uomo, soprattutto di tipo fisico. L’ancoraggio indiscriminato, lo scarico di rifiuti a mare e il fenomeno delle reti fantasma, insieme ai recenti fenomeni legati al cambiamento climatico, rappresentano le principali pressioni a cui gli organismi che popolano i fondali dell’isola devono far fronte.
Gli habitat si sviluppano soprattutto in base al gradiente di luce che, come noto, si riduce con l’aumento della profondità. I primi metri sono caratterizzati da una fascia in cui si sviluppano soprattutto le alghe brune (Halopteris scoparia, Padina pavonica Cystoseira sp. e Sargassum vulgare) che colonizzano i fondali rocciosi insieme ad una moltitudine di numerosi organismi animali che possono vivere ancorati sul fondale o muoversi liberamente tra gli anfratti.
A profondità superiori ai 10 metri si osserva lo sviluppo prepotente di estese praterie di Posidonia oceanica, una pianta marina endemica del Mar Mediterraneo. Le dense praterie coprono vaste porzioni di fondale marino, da pochi metri fino a circa 40 m di profondità, creando un ecosistema ricco di biodiversità ed ecologicamente molto importante. La pianta offre numerosi servizi alle comunità marine: ossigena l’acqua, stabilizza il fondale, smorza l’energia del moto ondoso, e le sue fronde sono utilizzate da diverse specie di invertebrati e pesci per la riproduzione e per nascondersi alla vista dei predatori. La P. oceanica può insediarsi sia su sabbia che su roccia, ma è anche in grado di costruire una struttura formata dall’intreccio di materiale vegetale e sedimento, chiamata matte, alta fino a 2m, che contribuisce a creare canali e anfratti, anche questi habitat ideali per molti organismi.
Oltre i 40 m di profondità il posidonieto viene gradualmente sostituito dal coralligeno, habitat profondo dominato dalle alghe rosse incrostanti e da altri organismi calcarei. Si tratta di una vera e propria biocostruzione, il cui funzionamento è assimilabile alle barriere coralline tropicali, ma con una grande differenza: gli organismi costruttori sono alghe poco amanti della luce, che quindi permettono la presenza di questi reefs solo in profondità. Man mano che scendiamo sempre più in profondità, i popolamenti del coralligeno si caratterizzano sempre più per la dominanza di grandi animali eretti filtratori, che con i loro scheletri arborescenti creano delle foreste sommerse di coralli (Eunicella cavolini e Paramuricea clavata) e spugne (Axinella polypoides): analogamente agli ambienti terresti si parla di foreste, ma di foreste animali. Analogamente alle praterie di Posidonia, questi organismi sono molto sensibili ai disturbi antropici e rappresentano un rifugio e un’area di riproduzione per molti altri organismi marini. I colori vivaci e la ricchezza dei fondali che colonizzano, attirano e affascinano i subacquei da decenni.

testo e foto © Edoardo Casoli